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Bankitalia, in 2023 e I sem 2024 Mezzogiorno cresciuto sopra media

Dall'Italia e dal MondoBankitalia, in 2023 e I sem 2024 Mezzogiorno cresciuto sopra media

Novità importante ma che potrebbe riflettere fattori temporanei
Roma, 6 nov. (askanews) – Lo scorso anno, dopo la robusta ripresa del biennio 2021-22, l’attività economica è cresciuta solo di poco in tutte le macroaree in Italia, rispecchiando la debolezza della domanda mondiale e le condizioni monetarie più restrittive. L’incremento è stato di nuovo più accentuato nel Mezzogiorno, per effetto di una maggiore espansione dell’attività nei comparti delle costruzioni e del terziario e di una minore contrazione dell’industria. Lo riferisce la Banca d’Italia nel suo nuovo Rapporto sulle economie regionali, che accompagna studi specifici su ogni regione in corso di diffusione in questo periodo.
L’istituzione di Via Nazionale osserva che già nella fase successiva alla crisi legata a Covid, lockdown e misure restrittive imposte, mentre l’economia italiana registrava tassi di crescita medi superiori alle principali economie dell’area euro, in contrasto con quanto avvenuto nelle passate crisi, nel Mezzogiorno il prodotto e l’occupazione erano cresciuti più della media nazionale. Un elemento di novità importante, anche se potrebbe in parte riflettere fattori di natura temporanea, data la particolare rilevanza per l’economia meridionale degli ampi interventi pubblici adottati.
Tornando allo scorso anno, le esportazioni reali sono aumentate nel Sud e nelle Isole, in contrasto con la riduzione registrata nel Centro Nord. Le misure di spesa del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e gli incentivi per la riqualificazione del patrimonio immobiliare hanno continuato a sostenere il settore dell’edilizia, si legge, che è risultato quello a più alta crescita nell’intero Paese.
E l’indicatore trimestrale dell’economia regionale (Iter) elaborato dalla Banca d’Italia, indica anche per la prima metà del 2024 un rialzo del Pil, leggermente più marcato nelle regioni meridionali. La crescita si è mantenuta modesta in ogni ripartizione; ha risentito ancora della fragilità della domanda interna e di quella estera. La crescita dei prossimi anni è destinata a risentire del fattore demografico.
Nel frattempo, le imprese in Italia prefigurano un indebolimento nella dinamica degli investimenti in tutte le macroaree. La liquidità delle aziende è ancora salita, sospinta dall’incremento di depositi e titoli.
Secondo il rapporto di Bankitalia, lo scorso anno l’occupazione ha continuato a crescere in ogni ripartizione, anche qui più intensamente nel Mezzogiorno. Hanno influito gli sgravi contributivi, la ripresa degli investimenti pubblici e la fine del blocco del turnover del personale nella Pubblica amministrazione. È proseguito anche l’aumento della partecipazione al mercato del lavoro, in particolare nel Mezzogiorno e nel Nord Est. Il tasso di disoccupazione è diminuito ovunque.
La dinamica delle retribuzioni ha accelerato moderatamente nel 2023, dice ancora Bankitalia, soprattutto nelle regioni centro-settentrionali, dove maggiore è il peso dei settori che hanno beneficiato di rinnovi contrattuali.
L’incremento dell’occupazione ha sostenuto l’espansione del reddito disponibile delle famiglie, in special modo nelle regioni meridionali. L’inflazione ne ha tuttavia eroso il potere d’acquisto, frenando la crescita dei consumi.
Nel 2023 l’inflazione media annua in Italia – misurata dall’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (Nic) – è scesa al 5,7 per cento, con differenze limitate tra le ripartizioni. La flessione, si legge, ha riguardato in particolare la componente del paniere dei consumi legati all’abitazione, inclusi i beni energetici, ed è stata più pronunciata nel Mezzogiorno e nel Nord Est. Nei primi nove mesi del 2024 questa tendenza è proseguita interessando tutte le macroaree.
Sulla scia della stretta monetaria operata dalla Bce, i prestiti bancari al settore privato non finanziario, che avevano già rallentato dalla fine del 2022, si sono contratti in ogni ripartizione dal terzo trimestre dello scorso anno. Sull’andamento ha inciso soprattutto la significativa e generalizzata flessione dei finanziamenti al settore produttivo, prosegue Bankitalia, in particolare al Centro e nel Nord Est.
Il calo ha riflesso sia la minore domanda di credito, sia la maggiore avversione al rischio degli intermediari in un contesto macroeconomico debole. I prestiti alle famiglie hanno continuato a espandersi solo nel Mezzogiorno, sebbene in rallentamento. Si sono nel complesso ridotte le nuove erogazioni di mutui per l’acquisto di abitazioni, a causa dell’aumentato costo del credito, rimanendo contenute anche nel primo semestre del 2024, nonostante la diminuzione dei tassi di interesse. È invece continuata la crescita del credito al consumo.
A giugno del 2024 il tasso di deterioramento dei prestiti al settore privato non finanziario si collocava su valori molto moderati nel confronto storico, confermandosi più elevato nel Mezzogiorno. Bankitalia non effettua previsioni su base regionale per l’andamento dei crediti deteriorati, ma va ricordato che ad esempio per alcuni segmenti chiave dell’economia, come il manifatturiero, in cui la debolezza globale e Ue potrebbe portare a aumenti di queste poste, c’è una maggiore concentrazione di imprese nelle aree del Nord.
Nel 2023 i conti delle Amministrazioni locali sono migliorati. La spesa per investimenti ha accelerato, sostenuta in particolare dall’impiego nel Mezzogiorno dei fondi di coesione europei del ciclo di programmazione 2014-20, in via di completamento, e dalla progressiva realizzazione dei progetti connessi con il Pnrr; la fase di forte espansione è proseguita anche nei primi nove mesi del 2024. In prospettiva, conclude lo studio, è verosimile attendersi un ulteriore irrobustimento degli investimenti, per effetto dell’utilizzo dei fondi del ciclo 2021-27, ancora in fase di avvio, e dell’attuazione di altre misure del Pnrr.

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